Con Judy, Renée Zellweger sale in cattedra con una prova che verrà ricordata nela storia del cinema. Nell’ultimo periodo della sua vita, Judy Garland è ancora un nome che suscita ammirazione e il ricordo ancora presente dell’età dell’oro del cinema americano, ma è anche sola, reduce da quattro matrimoni falliti, senza più la voce di una volta, senza un soldo e senza un contratto, perché ritenuta inaffidabile e dunque non assicurabile. Per amore dei figli più piccoli, è costretta ad accettare una tournée canora a Londra, ma il ritorno sul palco risveglia anche i fantasmi che da sempre l’hanno perseguitata. Il film mette in scena luci e ombre della bambina del Mago di Oz, strappata a un mondo “normale” e trascinata sul set senza potersi divertire e senza la libertà di vivere le passioni e le scoperte della sua età. «Quando Rupert Goold e il produttore David Livingstone mi hanno inviato il copione, ho pensato che fosse splendido, ma mi sono chiesta come mai avessero scelto me. Li ho raggiunti a Londra per parlare del progetto e provare alcune cose, sperimentando i look e registrando qualche brano. Ho iniziato a lavorare sulla voce e, da quel momento in poi, non ci siamo più fermati. È stata un’esperienza speciale», ha dichiarato l’attrice.
Il biopic diretto da Rupert Goold non racconta l’ascesa al successo di una giovane innocente Judy Garland, ma preferisce spostare la sua attenzione sull’ultimo periodo della vita della diva, scoprendo la realtà che si cela dietro al mito e offrendo così una prospettiva più autentica e intima della sua storia. La performance straordinaria di Renée Zellweger, per cui l’Oscar dovrebbe essere d’obbligo – vista la vittoria ai Golden Globe di quest’anno -, è resa dall’eleganza e dalla classe incarnata perfettamente nella malinconia e nella bellezza che hanno sempre contraddistinto la figura della diva. Il film, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2019, esce al cinema in occasione del 50° anniversario della morte della Garland e dell’80° anniversario de Il Mago di Oz.