Roby Facchinetti è sicuramente fra i musicisti italiani più famosi e apprezzati nel panorama musicale italiano e non solo. Cantante e tastierista dei Pooh, ma anche grande cantautore, ha scritto alcune delle canzoni più conosciute del repertorio della band. Sarà ospite del festival “Imaginaction” che si svolgerà a Ravenna – nella serata di venerdì 11 ottobre, raccontandosi al pubblico e partendo dalle immagini che hanno rappresentato il suo lungo e storico percorso musicale. Ne abbiamo parlato proprio con lui.
Facchinetti, lei ha un lunghissimo percorso artistico che le permette di essere un protagonista della storia della nostra musica. Come ci si sente?
“Quest’estate ho fatto un tour intitolato “Inseguendo la mia musica” e credo che spieghi al meglio il mio percorso artistico che ancora non si è esaurito. Non mi sono mai fermato e posso dire che ancora non ho avuto modo di riflettere sulla mia storia e quella dei miei compagni di viaggio, lunga quasi una vita intera”.
Ha iniziato a scrivere i primi brani da giovanissimo, facendo poi parte di numerosi complessi musicali nella seconda metà degli anni cinquanta e nella prima dei sessanta. Cosa rappresenta per lei la musica?
“Non è un linguaggio, è qualcosa di straordinario che fa bene all’anima. Ascoltare la buona musica ci fa bene. Ascoltata attentamente può cambiarci la giornata e migliorare la vita. Ha il potere di toccare le corde più intime dell’animo umano. Sa farci emozionare e oggi emozionarsi è sempre più difficile. E’ universale”.
“La vera musica, che sa far ridere e all’improvviso ti aiuta a piangere”, così ha affermato Paolo Conte, è così anche per lei?
“Assolutamente sì perché scava nel profondo permettendoci di assaporare ogni attimo della nostra esistenza se ci accompagna. La musica appartiene solo a chi la sa ascoltare profondamente. Permette di sognare. L’arte delle note ci fa emozionare perché racconta la verità in un mondo non così tanto sincero”.
Com’è iniziato l’amore per la musica?
“Ho sempre masticato musica perché in casa mia c’era mio nonno che era musicista e mia madre ne ascoltava sempre durante il giorno. Ho sin da subito percepito sensazioni molto belle, mi faceva sentire bene e lì è scoccata la scintilla, una scintilla che dura ancora adesso”.
Il 1966 è stato un anno importante per lei. Perché?
“Sono entrato a far parte dei Pooh e la mia vita è cambiata definitivamente. E’ stato l’anno in cui ho deciso di salire sul treno che mi passava davanti e credo di aver fatto proprio bene”.
Quanto è importante la parola emozione per lei?
“La musica ne è la regina. Non può esistere la vita senza l’emozione. Deve sempre essere il motore dei nostri giorni. Con il mio mestiere, cerco sempre di emozionarmi, emozionandomi a mia volta”.
Sono tantissime le sue canzoni che parlano di amore e di umanità. Quale significato hanno oggi?
“Fondamentale. Se tutti le ascoltassero e le mettessero in pratica, il mondo in cui viviamo sarebbe nettamente migliore. Molto spesso intorno a me non trovo nessuno dei due. C’è troppo egoismo e falsità”.
“Uomini soli” è una delle canzoni tra le più conosciute al mondo, ma essendo così soli la musica può aiutarci a esserlo di meno?
“Certamente. Può aiutarci a superare i momenti difficili, darci conforto, sostenerci e anche salvarci la vita, sempre”.
A questo punto della sua carriera, c’è qualcuno o qualcosa a cui deve dire grazie?
“Grazie alla vita che mi ha dato la possibilità di fare questo lavoro, regalandomi il massimo che poteva, e ai Pooh che mi hanno permesso di fare quello che sognavo da sempre”.