Il big bang della dispensa, le tante mail da smistare, la chat dell’ufficio, le chiavi da ritrovare ogni mattina, lo strazio della casa di famiglia da svuotare, le telefonate dei call center, la palestra, la chat della palestra, “… gli occhiali? Dove ho messo gli occhiali?”, lo sconquasso dei topi di appartamento, la chat dei vicini, le troppe mail da smistare, lo scompiglio dei bambini, “… lo prendi tu il latte?”, la chat delle mamme, la piscina, le lavatrici, le spam, le scadenze. Il “logorio della vita moderna”, per citare un vecchio Carosello, che ci fa desiderare un più sereno eremitaggio monacale, ci logora i nervi, il fisico e le unghie. Controsensi, rimedi, teorie scientifiche e non, riflessioni, metodi giapponesi, metodi della nonna, utopie e assurdità del nostro vivere, sostegni farmacologici-omeopatici-stupefacenti e soprattutto tante risate. Questi e altri ancora sono gli elementi portanti di un divertente e accorato “a-solo” per la ricerca della felicità in “Una donna di prim’ordine”, lo spettacolo che andrà in scena nei migliori teatri con Maria Pia Timo, reduce anche dal successo che la vede tra i protagonisti di “Pinocchio”, il film di Matteo Garrone che ha avuto un enorme successo al box office. Ne abbiamo parlato proprio con lei.
Timo, innanzitutto perchè ha detto sì a questo spettacolo?
“L’ho fatto io. Dopo una lezione sull’ordine a Faenza con alcune amiche sono stata spinta dalla curiosità di portare in scena uno spettacolo che partisse proprio da questo e da lì è iniziato tutto”.
Ci spiega il titolo?
”E’ di fatto un gioco di parole che parte proprio dalla parola ordine”.
Qual è il vero logorio della vita moderna, secondo lei?
“Siamo travolti da un flusso di tantissime informazioni, forse troppe, a tal punto che non riusciamo ad immagazzinare tutto; questo genera un forte stress perchè di fatto il nostro hardware è quello dell’uomo primitivo”.
Può un’attrice comica mettere in ordine la vita?
“La mia no. Per quella degli altri cerco sempre di far vedere le cose sotto un punto di vista diverso attraverso una risata”.
Per lei la risata cosa rappresenta?
“Uno sfogo liberatorio e un prendersi poco sul serio per cercare di essere anche più felici”.
E Faenza, la sua città?
“Beh devo dire che i miei compaesani sono sempre eccezionali e molto caldi nei miei confronti. Mi hanno sempre dato grandi manifestazioni d’affetto per i miei progetti lavorativi, passando per strada o anche attraverso i social network”.
L’abbiamo vista in “Pinocchio” di Matteo Garrone, ma per lei cosa rappresenta questa favola intramontabile?
“Ci sono molto legata , soprattutto perchè mio nonno – che non ho mai conosciuto – la leggeva ai bambini, era la sua favola preferita”.
Veste i panni della Lumaca, come si è preparata per questo ruolo?
”Ho cercato prima la voce; sarebbe dovuta essere a metà strada tra quella di una vecchietta e quella di una bambina. Avrei vestito i panni di un animaletto tenero e anche burroso, quindi dovevo regolarmi di conseguenza. Me la immaginavo quasi come una governante. Trucco e parrucco hanno fatto il resto. Sono stata felicissima di essere diretta da Matteo Garrone che per me è il migliore regista italiano in assoluto. Si respirava molta internazionalità, in quanto molte personalità del cast tecnico erano stranieri, tra due alcuni premi Oscar. Matteo ha sempre la telecamera in spalla e cerca sempre con gli attori di fare emergere l’essenza dei personaggi”.
Il film racconta la storia di un burattino che impara a vivere, ma cosa signififica vivere per lei?
“Ritengo che sia una favola molto moralista, forse più amata dai più grandi rispetto ai piccini. Credo che inviti a come rimenere vivi. L’uomo ha sempre avuto la necessità di trovare risposte affidandosi anche a credenze e leggende. La vita è una luce accesa che si accende e si spegne, quando è accesa è fondamentale assorbirne il calore; vivere significa fare la luce più bella possibile”.