Il padre di Maigret, qual è Georges Simenon, “porta” sul palcoscenico dello Spazio Tondelli di Riccione venerdì 10 gennaio alle 21 un’intensa storia, piena di eros e di noir che per la prima volta approda a teatro. “La camera azzurra“ è una vicenda in cui si mescolano sensualità, paura, pettegolezzo, omertà, tradimento e moralismo nello scenario di una provincia francese retriva e giudicante. La storia è quella di due amanti, Tony e Andrée, ex compagni di scuola ormai quarantenni, che si incontrano di nascosto dai rispettivi coniugi per dare sfogo a una passione irrefrenabile. Abbandonata la camera azzurra dei loro incontri, i due amanti si ritroveranno in un’aula di tribunale accusati di crimini efferati da un commissario stanco e disincantato. Insieme a Irene Ferri, Giulia Maulucci e Mattia Fabris, troviamo in scena Fabio Troiano, attore di spiccata sensibilità, nelle vesti del protagonista. Con lui abbiamo parlato della pièce cercando di sviscerare tutto ciò che racchiude il suo personaggio.
Troiano, perché ha detto di si a questo progetto teatrale?
“Diversi elementi, a dire la verità. Il testo è quello di Simenon che non ha bisogno di alcuna presentazione, vista la sua grandezza e la sua grande attualità. La regia è validissima e ha tutta la mia stima e infine la produzione aveva tutte le carte in regola per far sì che io accettassi”.
Ci spiega cos’è la camera azzurra?
“Apparentemente la storia che andiamo a raccontare è universale, ovvero c’è un lui, una lei e i rispettivi altri. Si tratta di due coppie che solo in apparenza sono felici. Il mio personaggio incontra una donna, sposata, e ne rimane folgorato; i due sono travolti da una indomabile passione. Decidono così di incontrasi nella cosiddetta camera azzurra che di fatto è una camera di hotel. La situazione prosegue così fino a quando lei, dopo essere stati insieme, gli chiede: “ma sei io fossi libera, ti libereresti anche tu?”. Emerge proprio da qui la genialità di Simenon, ovvero quella di mettere qualsiasi uomo nella condizione di dire di sì. Ecco che lei uccide suo marito e da lì inizia tutto”.
Lei interpreta Tony, che uomo è?
“E’ un uomo che si lascia travolgere dagli eventi, in balia di se stesso. E’ apparentemente realizzato perché ha una casa, una moglie e una figlia, tuttavia non riesce a gestire al meglio la sua vita”.
Eros e noir fanno da cornice a questo spettacolo, è così?
“Assolutamente sì. L’amore è ciò che spinge tutto. Senza quest’ultimo e senza la passione che vita sarebbe? Probabilmente senza passione non esisterebbe nemmeno l’amore e viceversa. Quello che raccontiamo è profondamente sotto gli occhi di tutti noi ogni giorno: tanti, troppi, femminicidi riempiono le nostre cronache”.
Qual è il segreto, secondo lei, della penna inesauribile di Georges Simenon?
“Aveva la straordinaria capacità di scrivere intrighi perfetti. Era una grande donnaiolo e chissà quante volte si sarà trovato in questa situazione”.
Lei perché ha scelto questo mestiere?
“Non so se ho scelto io o lui ha scelto me. E’ forse qualcosa che avevo dentro. Credo di essere stato molto fortunato e cerco di godermi il tutto al massimo”.
Se le dico Luca Ronconi, cosa le viene in mente?
“Un grande maestro. Averlo avuto come maestro è qualcosa di unico, era una persona intellettualmente straordinaria”.
La svolta nella sua carriera arriva con “Dopo mezzanotte” di Davide Ferrario, cosa deve a questo film?
“E’ stato fondamentale per la mia vita artistica, quel regista l’ho amato follemente e il film è andato benissimo. Da attore sconosciuto facendo il mio ingresso in questo mestiere non così semplice”.
Cosa significa essere attore?
“E’ in realtà un mestiere come un altro, ma è il mio mestiere. Vorrei farlo sempre, finché mi è concesso. Spero di continuare a farlo”.
Teatro, cinema e tanta televisione. Ha ancora sogni nel cassetto?
“Tantissimi, se non ce ne fossero non sarebbe il mestiere stimolante che è. E’ fatto di attesa e a volte le cose accadono, questa è la magia”.