Brandoni, ci racconta com’è nato questo suo libro?
“Da un po’ di tempo volevo approfondire una serie di temi. Negli ultimi anni ho lavorato tanto con i ragazzi grazie ai precedenti libri illustrati. Ho pensato alla scrittura in versione romanzo perché mi dava più libertà nell’espressione e nello sviluppo del racconto. L’idea di creare un libro interattivo in cui la musica era protagonista e in cui, mentre la storia si svolgeva, il lettore poteva ascoltarla tramite i QRCODE immergendosi nell’ambiente. Mi sembrava una sfida ambiziosa e avevo voglia di provarci”.
Ci spiega il titolo?
“La scoperta delle filastrocche da parte della protagonista del libro mi ha fornito lo spunto. La filastrocca è la base del linguaggio dei piccoli. Forse la prima forma letteraria che si impara a scuola, caratterizzata da una cadenza che suona come una “cantilena”. Nel leggerle si immagina questa forma di espressione infantile. Nel musicarle ho cercato di cambiare il senso al testo, senza mutare alcuna parola, esclusivamente utilizzando tono e espressività. L’esperimento ha funzionato e nei laboratori le uso per dimostrare ai ragazzi quanto sia limitante fermarsi a un dialogo solo social fatto di messaggini, che mancano del contatto, del colore della voce e della modalità espressiva. Ecco allora che le filastrocche che ci hanno fatto crescere diventano il nuovo mezzo per farci cambiare e diventare grandi”.
“Il sole nasce per tutti” e “Filastrocca alla rovescia” vedono la partecipazione di Paolo Fresu, perchè ha scelto proprio lui?
“Innanzitutto sono un suo fan, lui vive a Bologna come me ed è amico di Stefano Nosei che insieme a me ha composto le musiche e ha cantato le canzoni. Nell’ultimo brano, “Filastrocca alla rovescia”, avevo scritto una parte per chitarra baritona e mi piaceva lasciarla così, senza nessun’altro strumento, però alla fine risultava vuota, mancava di quella sorpresa che doveva emozionare. Stefano ha portato la registrazione a Paolo, il quale dopo averla ascoltata ha deciso di aggiungere un solo di tromba e flicorno. Quando è venuto nei miei studi (a casa mia), dopo aver registrato la sua parte, ha voluto ascoltare il resto del lavoro e quando ha sentito la sezione di fiati che avevo fatto con il MIDI su “Il sole nasce per tutti”, si è proposto di rifare l’intera sezione. Paolo era la persona giusta per il mio racconto, un insieme di creatività, eleganza, gentilezza e bontà. L’ho incluso come personaggio in varie parti del libro”.
Nel libro si parla di coloro che hanno fatto la storia del rock negli anni ’60 e ’70, per lei la musica cosa rappresenta?
“La musica è tutto, è un linguaggio che ti permette di comprendere le emozioni dell’altro anche se non capisci le parole che dice, è il simbolo dell’integrazione, della tolleranza e soprattutto della condivisione”.
E il rock?
“Il rock è un modo di vivere la musica in maniera ancora più coinvolgente e qualche volta più trasgressiva”.
Oggi è meglio sentirsi grandi o piccoli?
“L’unico modo per essere veramente grandi è sentirsi ancora piccoli. Curiosità ed entusiasmo certe volte spariscono durante la crescita e la maturità, vuoi anche per le delusioni che la vita spesso ci regala. Il mantenersi piccoli vuol dire avere sempre vivo il desidero della ricerca e della scoperta”.
Cosa spera arrivi a chi leggerà il suo libro?
“L’entusiasmo, la curiosità e soprattutto l’idea che se perdi qualcuno a cui vuoi veramente bene non devi sforzarti di dimenticarlo ma invece devi impegnarti a ricordarlo. Solo i ricordi lo terranno sempre vivo e presente”.