È possibile che un uomo da solo riesca a cambiare il mondo? Cosa lo rende capace di cambiare il corso della storia, di intervenire sul fluire degli eventi modificandoli? Cosa gli permette di non impantanarsi nella poderosa macchina del potere e della politica? Queste domande ci guidano nell’interesse per un uomo, un politico che che ha fatto la storia del secolo scorso, ovvero Winston Churchill. Ed è proprio lui il protagonista indiscusso di “Winston vs Churchill”, spettacolo in programma nei migliori teatri italiani.  A vestire i panni dell’importante uomo politico è Giuseppe Battiston, un attore che si è sempre distinto per bravura e forte intensità nei ruoli che ha interpretato nel piccolo e grande e schermo, oltre che a teatro. Ne abbiamo parlato proprio con lui.

Battiston, ti vedremo in “Winston vs Churchill”, perché hai detto sì a questo progetto teatrale?

“Insieme a Paola Rota ho dato vita a questo progetto. Insieme a lei ho curato la drammaturgia del testo, con la collaborazione di Filippo Gentili. E’ un progetto che nasce dalla volontà di fare una riflessione su un uomo politico che ha davvero influenzato il secolo scorso”.

Ci spieghi il titolo?

“Il titolo vuole rappresentare la contrapposizione tra i due volti, tra i due aspetti della personalità di Winston Churchill. Da una parte il Churchill pubblico, il grande politico, il grande trascinatore, il grande comandante. E dall’altra parte l’uomo Winston, nella sua intimità, nella sua casa, nella sua solitudine e nella sua vecchiaia e soprattutto negli aspetti più fragili della sua personalità. Siamo abituati a pensarlo sempre con il sigaro in bocca, pronto a qualunque azione, e scopriamo invece che era un uomo estremamente fragile, malato di depressione, un alcolista, un fumatore incallito, un uomo alquanto dedito alle dipendenze in generale, anche da droga. Quindi, il titolo richiama questo contrasto, elemento che rappresentiamo nello spettacolo”.

Come ti sei preparato per questo ruolo?

“Il punto di partenza è stato visionare dei filmati di Churchill. Il teatro ti permette di evadere dall’estrema fedeltà al personaggio che interpreti, a differenza, ad esempio, del cinema dove si tende a essere estremamente attinenti alla vita del personaggio storico che si va a raccontare. Il teatro ti dà la possibilità di fare un percorso tutto tuo. E per questo mi sono costruito la fisicità di un personaggio fragile. Proprio perché lo spettacolo mostra Churchill nella fase finale della sua anzianità in cui era più segnato dalla vita”.

Come lo ritroviamo Winston Churchill?

“Il personaggio di Winston Churchill è contrapposto al personaggio di Margaret, la sua infermiera, interpretato da Lucienne Perreca. Abbiamo lavorato su un contrasto che fosse sia fisicamente, sia ideologicamente quello di due generazioni completamente distanti messe a confronto. Anche per questo abbiamo pensato ad un Churchill anziano, un uomo che non pratica più la politica”.

Cosa c’è di verosimile e cosa di molto differente nel Churchill che porti a teatro?

“Il nostro spettacolo ruota attorno alla figura di Churchill, alla sua personalità, al suo passato, alla sua storia, al suo privato. E’ costruito attorno a fatti piuttosto verosimili della vita di Churchill e del suo privato. Facciamo parlare Churchill non con le sue parole ma con la sua indole, con il suo pensiero. La scenografia riproduce un luogo decisamente non realistico: al centro del palcoscenico c’è una sorta di collina circondata da elementi scenici che riproducono ricordi, miserie. Pochi oggetti scarni come la poltrona sulla quale Churchill è seduto sempre in bilico. Un luogo che evoca di volta in volta i passaggi della storia che raccontiamo. A differenza dalla realtà il mio Churchill non ama il gioco delle carte, giudicandolo un passatempo stupido, mentre invece portiamo in scena la sua grande passione per i gatti e per tutti gli animali”.

Come definiresti Winston Churchill? Cosa ha rappresentato a cavallo tra Ottocento e Novecento, quest’uomo politico?

“Churchill si definiva visionario e amante dei gatti. Io lo definisco, ed è la ragione per cui ho deciso di intraprendere questo percorso con Paola Rota, la più grande figura politica del secolo scorso. E’ la persona che incarna l’idea del politico, che si trova a prendere decisioni impopolari, ma che prende in mano il destino della sua nazione, del suo popolo: non si nasconde. Secondo me è importante riscoprire la sua figura per mostrare come un uomo si è fatto carico delle tensioni e dei problemi della sua epoca e ha traghettato la propria nazione da un passato oscuro verso il futuro, non accontentandosi di gestire il presente. Vorrei che lo spettacolo facesse riflettere sul ruolo della politica, dell’essere politico e sull’importanza della politica”.

Churchill ha affermato: “Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta”, ma è davvero così secondo lei?

“E’ un pensiero profondamente umano e credo che sia vero”.

Cosa speri arrivi al pubblico che verrà a vedere il tuo spettacolo?

“Lo spettacolo ha materie difformi e piuttosto dense al suo interno. Momenti ironici e momenti drammatici. Ci auguriamo che lo spettatore sia stimolato a riflettere sull’importanza dei politici veri, che non colgono ogni pretesto per denigrare gli avversari ma che pensano ad andare avanti. Certamente Churchill si trovava a gestire un’epoca molto più complessa della nostra ma credo che la nostra epoca abbia meno orizzonte. Altra cosa molto importante per lo spettacolo e che riguarda i politici e il ruolo della politica è il confronto generazionale. Senza la storia di Margaret quella di Churchill sarebbe bidimensionale, perché in assoluto è fondamentale il confronto tra due generazioni e soprattutto capire oggi cosa i politici realmente fanno per i giovani”.

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Giulia Farneti
Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.