Diretto da Joachim Rønning, “Maleficent 2: Signora del Male” arriva in tutta Italia a cinque anni di distanza dal successo, per certi versi inaspettato, del primo “Maleficent”: progetto inizialmente curato da Tim Burton che poi lo lasciò al debuttante ex-scenografo Robert Stromberg. Creata nel 2014 per dare una nuova linfa alla favola della Bella Addormentata, Malefica è una creatura spaventosamente arrabbiata, che maledice “di diritto” la piccola Aurora salvo poi ricredersi e convergere, pacificata, verso il (lieto) finale. “Il diavolo ha le migliori battute”, si dice a volte. Non stupisce, dunque, che qualche volta sia il male a rubare la scena al bene. Il rapporto tra Malefica – interpretato dalla carismatica Angelina Jolie – e Aurora – Elle Fanning – – dopo il trattamento, la vendetta e l’amore – è sempre più forte. Tutto cambia però quando il principe Filippo – Harris Dickinson – chiede ad Aurora di sposarlo e questa accetta entusiasta, senza prima consultare Malefica, decisa a dimostrarle che il vero amore esiste.
Per le nozze ormai imminenti, nel Regno e nelle terre vicine c’è grande eccitazione: quel matrimonio unirà infatti i due mondi. Durante la cena di fidanzamento, tuttavia la regina Ingrith – interpretata da un’affascinante Michelle Pfeiffer -, madre del principe Filippo, annuncia che Aurora una volta sposata col figlio diventerà sua, cosicché possa finalmente ricevere l’amore di una madre. Questo farà infuriare Malefica che, gelosa, deciderà di combattere la regina ma senza trovare l’appoggio di Aurora, che sceglierà di restare accanto a Filippo. La guerra vedrà le creature magiche schierate contro gli umani, con Malefica e Aurora sui due fronti opposti e una grande domanda in sospeso: potranno mai, due mondi tanto lontani, stringersi in un’unica famiglia? E’ un film fantasy che affronta temi profondi, come quello della diversità e della tolleranza, del rispetto delle culture indigene ma, soprattutto, è un film sul rapporto tra le donne e gli uomini.