Amburgo, 1945. Rachael e Lewis Morgan si trasferiscono in Germania dopo la sconfitta tedesca. Lewis è un alto comandante dell’esercito inglese e gli viene assegnata una dimora di prestigio: la villa di Stefan Lubert, celebre architetto tedesco ora ridotto a lavorare come operaio. Lubert subisce l’esproprio con dignità, ma sua figlia quattordicenne Freda non riesce a nascondere la sua offesa.
Lewis decide di comportarsi con clemenza verso il suo ospite tedesco e gli propone di coesistere sotto lo stesso tetto: i Morgan nelle stanze di rappresentanza, i Lubert in soffitta. Rachael non riesce a capire la generosità del marito, anche perché i tedeschi sono stati responsabili di un grave lutto nella loro famiglia. Ma la convivenza con il “nemico” le riserverà grandi sorprese.
James Kent dirige “La conseguenza”, film drammatico dal 21 marzo in tutte le sale cinematografiche italiane con protagonisti due bravissimi Keira Knightley e Alexander Skarsgård che è la trasposizione per il grande schermo del romanzo “The Aftermath” scritto da Rhidian Brook.
I costumi di scena sono curati nei minimi dettagli, gli interni di villa Lubert non badano a spese, le macerie di una Amburgo rasa al suolo dai bombardamenti alleati – i cui abitanti scavano in cerca dei corpi dei loro cari e sopravvivono con 900 calorie al giorno – sono molto realistiche e l’adattamento dal libro è pressoché perfetto.
Il regista dirige con grande maestria senza inventarsi grandi espedienti per coinvolgere il pubblico, ma restando ancorato ai suoi personaggi che lui stesso ha delineato e alla struttura classica di un film che non dovrebbe deludere gli spettatori in cerca di romanticismo. Quella che viene raccontata è una storia di rabbia e perdono, di rimorso che affiora e di nuovi inizi, oltre alla necessità di ricominciare a vivere, anche dopo una guerra o un dolore insormontabile.