Una storia leggera e profonda, elegante nella forma e poetica nei contenuti. Liberamente tratto dai romanzi di Francesco Piccolo, esce oggi al cinema “Momenti di Trascurabile Felicità”, il nuovo film diretto da Daniele Luchetti che lo ha anche sceneggiato insieme all’autore.
Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, guida un cast di tutto rispetto composto da Thony, Renato Carpentieri, Angelica Alleruzzo, Francesco Giammanco, Vincenzo Ferrera, Franz Santo Cantalupo e Manfredi Pannizzo.
Se si avessero a disposizione gli ultimi 92 minuti per risolvere, rimediare, restituire verità e dignità alla propria vita, come si dovrebbero usare? È costretto a rispondere a questa domanda Paolo, marito medio ed egocentrico della devota Agata, padre non proprio esemplare di due figli. Un incidente in
motorino è lo spartiacque narrativo, dopo nulla potrà più essere come prima.
Un semaforo rosso ignorato dà vita a una serie di riflessioni ed eventi a catena per raccontare quei cosiddetti “momenti di trascurabile felicità” che tutti, nella vita, sperimentiamo. «Ho sempre molto amato i due libri di
Francesco Piccolo da cui è stato tratto il film. Mi capita spesso di regalarli o di citarne alcuni passi perché so che tra i mille paragrafi di queste memorie minime ed immaginarie c’è qualcosa che prima o poi sembra riguardare il lettore. Che si tratti di storie chiaramente paradossali, o di paragrafi
fulminanti, c’è sempre il momento in cui diciamo: ma questo sono io – ha raccontato il regista -. La consapevolezza di avere un materiale narrativo così indovinato, un attore come Pif che incoraggia il nostro sguardo a stare dalla sua parte, mi spingeva a provare a toccare il meno possibile il testo.
Eppure Francesco Piccolo ed io non ce l’abbiamo fatta. Abbiamo aggiunto molto, inventando una cornice ispirata a certi vecchi film ed abbiamo appoggiato questi “momenti” tra cielo e terra, ovvero tra il paradiso vero e proprio e la città di Palermo, dove si svolge la storia, perché abbandonare
Palermo – per l’aldilà – è più struggente di altri abbandoni più freddi e nebbiosi. Attorno a lui una costellazione di affetti – Thony, Angelica Alleruzzo e Francesco Giammanco, un impiegato del paradiso – Renato Carpentieri – e poco altro. È stato un film agile e senza troppe premeditazioni, pervaso da un sentimento di malinconica allegrezza. Un rituale per esorcizzare la paura di andar via, per trarre un bilancio degli affetti e delle inconsapevolezze, per capire se la leggerezza del riso può dire della nostra vita cose piccole ma importanti».