Cinema, televisione e teatro per Teresa Federico che in questo periodo la vediamo impegnata su due fronti: dal 7 marzo al cinema nel film “C’è Tempo” di Walter Veltroni e dal 5 al 24 marzo è a Roma al Teatro della Cometa con il nuovo spettacolo delle Ladyvette “In tre”. Con lei abbiamo parlato proprio di questi due progetti.
Teresa, sei al cinema con “C’è Tempo” di Walter Veltroni, perché hai detto si a questo progetto?
“Il mio personaggio, seppur piccolo, era molto ben scritto. Viene portata in scena una storia coraggiosa. Walter Veltroni lo conosco molto di più come regista che non come politico – la politica infatti non la seguo in maniera diretta – e ho notato che ha sempre toccato tematiche molto forti ma con grande delicatezza”.
Ci racconti un po’ chi interpreti?
“Sono Michela, ex storica del protagonista – interpretato da Stefano Fresi -; dopo la loro separazione, si perdono di vista per poi ritrovarsi successivamente. Il mio personaggio scopre poi la propria omosessualità e decide di avere sempre relazioni con donne con le quali ha meno paura e trova quella completezza che con gli uomini non aveva”.
Nel 2019 per cosa dovremo avere tempo secondo te?
“Credo sia importante trovare la propria strada, avendo la forza di fare una selezione sulle cose da fare”.
Cosa speri arrivi del film al pubblico?
“Dobbiamo avere il coraggio di cambiare, come i protagonisti di questa pellicola cinematografica”.
Sei anche a Roma al Teatro della Cometa con “In tre”, ci dici di cosa si tratta?
“L’ho scritto insieme a Fausto Brizzi e Lillo, è in parte recitato e in parte cantato. Racconta la storia di tre ragazze un po’ ingenue che cercano di diventare famose. Tentiamo di raccontare cosa vuol dire essere donna nel complesso mondo dello spettacolo e di quanto l’unine tra donne sia vincente”.
Perché hai scelto di fare questo mestiere?
“Recitavo in teatro sin da piccola, pur provenendo da una famiglia tradizionalista. Ho un percorso di formazione scientifica e poi ho studiato medicina. Se prima non ero felice, ora lo sono ed è merito della scelta di fare questo mestiere”.
Quale fine ha l’arte nel confronti del pubblico?
“Raccontare una storia per smuovere la pancia delle persone con l’emozione”.