Un contesto storico e politico ben preciso – quello dell’Inghilterra del 18esimo secolo – e una condizione femminile che risulta essere un vero e proprio percorso a ostacoli in un mondo patriarcale che lascia alle donne pochissimo. E’ lo scenario raccontato nel film “La Favorita”, diretto da Yorgos Lanthimos dal 24 gennaio al cinema. La protagonista indiscussa è la regina Anna – impersonata da Olivia Colman una donna fragile, dalla salute assai precaria e dalla personalità alquanto capricciosa. Si lascia facilmente influenzare dalle persone che le sono più vicine, in politica soprattutto. Il principale ascendente su di lei è esercitato da Lady Sarah Churchill – che ha il volto di Rachel Weisz, astuta nobildonna dal carattere di ferro con lo scopo di portare avanti la guerra in corso contro la Francia per negoziare da un punto di forza, anche con un raddoppio di tasse sui sudditi del Regno. Il rivale di Lady Sarah è l’ambizioso politico Robert Harley che farebbe qualsiasi cosa pur di avere dalla sua parte la regina. Un bel giorno arriva infatti a corte Abigail Masham – Emma Stone lontana parente di Lady Sarah, molto più in basso nel sistema di caste inglese, una donna di affascinante bellezza e un buon istinto di sopravvivenza dopo anni di abusi e prepotenze subite.

Per quest’ultima è l’occasione di tornare alle radici aristocratiche da cui discende. Mentre gli impegni politici richiedono a Sarah molto tempo e molte energie, Abigail si insinua diventando la confidente della sovrana. Grazie all’amicizia sempre più stretta con Anna, Abigail ha la possibilità di realizzare tutte le sue ambizioni e non permetterà a niente e a nessuno di intralciarle la strada. Quale delle due donne riuscirà ad insediarsi per sempre come Favorita della regina? Un triangolo femminile in cui il tema del potere e della sopravvivenza parla allo spettatore di oggi sebbene sia ambientato nell’Inghilterra del Settecento.

C’è il tema del potere, della sopravvivenza ma quello che mi è veramente piaciuto di questa storia è il fatto che si poteva parlare di questi temi concentrandosi su pochi esseri umani. Tenendo l’attenzione fissa su queste tre donne siamo riusciti indirettamente a dire molto sul nostro tempo e su come sentimenti, sensazioni personali abbiano una ripercussione su migliaia di altre persone – afferma il regista – trovo che sia piuttosto sconcertante rendersi conto delle somiglianze che ci sono. Molto di quello che accadeva allora accade ancora. Le persone in posizione di potere, oggi come allora, rispondono alle loro regole, diverse rispetto al resto del mondo, in questo c’è la dimensione contemporanea del film”.