Questa volta la vediamo in un ruolo piuttosto insolito. E’ infatti la protagonista di un film di Natale molto diverso dai classici “cine panettoni”. Stiamo parlando di Paola Cortellesi, l’attrice che ha la straordinaria capacità di regale sorrisi e risate per le commedie più leggere e lacrime di commozione per i ruoli più drammatici, mettendo quel tocco di acuta sensibilità in grado di trasmettere forti emozioni a tutti coloro che la seguono. Questa volta il film in questione è “La Befana vien di notte” di Michele Soavi, nelle sale cinematografiche dal 27 dicembre. E’ proprio la Cortellesi a vestire i panni dell’amabile “vecchina” che di notte  porta i doni ai bimbi di tutto il mondo tra il 5 e il 6 gennaio, mentre di giorno è un’affettuosa maestra. Proprio con la grande attrice romana abbiamo parlato del film e non solo.

Dal 27 dicembre ti vediamo ne “La Befana vien di notte”. Perché hai accettato questo ruolo?
“E’ un film diverso dagli altri. Solitamente le pellicole di avventura, ricche di magia e con effetti speciali le importiamo dall’estero – dagli Stati Uniti, in particolare – ma questa volta no. E’ un film per i bambini e per tutti coloro che hanno ancora la capacità di sognare. Mentre la leggenda di Babbo Natale è un po’ di tutti, quella della Befana è tutta nostra”.

La Befana e Babbo Natale sono due personaggi che sono sempre stati in forte competizione. Perché?
“Mi ha sempre fatto sorridere il personaggio della Befana perché, se gli altri personaggi natalizi – come Babbo Natale – erano sempre ben curati, lei era sempre dipinta con le sembianze di una brutta strega, attribuendole aggettivi non tanto lusinghieri, dimenticando che anche lei in realtà ha un buon cuore”.

Ogni bambino, esattamente come ogni adulto, non dovrebbe mai perdere il diritto di sognare? Cos’è un sogno secondo te?
“Assolutamente sì. Siamo sempre molti presi a rincorrere il nostro presente per riuscire a costruire il nostro futuro, dimenticando invece i nostri anni passati. Purtroppo la vita molto spesso ci mette a dura prova, ma gli ostacoli nel nostro cammino non dovrebbero mai impedirci di usare la magia della fantasia. Il sogno è la più bella opportunità che ci è stata data e forse, se ci crediamo veramente, può diventare realtà”.

Hai una carriera brillante con la straordinaria capacità di far sorridere e far commuovere i tuoi spettatori. Nell’arte cosa significa far emozionare?
“E’ il momento più bello di questo mestiere, quando ci si riesce perché purtroppo non sempre è così. Da spettatrice, emozionarmi significa andare a toccare quel qualcosa di molto intimo e che è solo mio. Quando riesco, nel divertimento e nella commozione, a smuovere quella particolare sensibilità vuol dire che probabilmente ho fatto bene a scegliere questo mestiere”.

Oggi molte attrici hanno deciso di unirsi per dire ‘No’ alla violenza sulle donne con il movimento #metoo. Cosa significa essere attrici nel 2018?
“Tutto quello che è venuto fuori in questi ultimi tempi non appartiene solo al mondo dello spettacolo bensì esiste ed è sempre esistito ovunque, in qualsiasi ambiente di lavoro. Nel mio ambiente, come anche in tutti gli altri, ci sono persone marce ma anche persone oneste che svolgono il proprio mestiere con dedizione e onestà. I comportamenti scorretti e sbagliati sono sempre esistiti e credo che purtroppo esisteranno sempre. Ritengo, tuttavia, che chi compie un gesto offensivo, volgare, di discriminazione e che vada a ledere la dignità altrui, debba essere segnalato a chi di dovere per dire finalmente basta. Devo dire che io sono stata abbastanza fortunata per il mio percorso”.

Un ruolo in cui hai mostrato al tua bravura è quello in “Nessuno mi può giudicare”. Perché giudichiamo tutti così tanto?
“Credo che probabilmente in molti puntiamo il dito contro qualcosa o qualcuno perché non abbiamo la capacità e la libertà di scegliere per noi stessi, sbagliamo enormemente facendo così”.

Ne “Il posto dell’anima” viene affrontata la lotta per non perdere il lavoro che di fatto rappresenta la dignità dei protagonisti. Qual è il vero posto dell’anima?
“Credo che ognuno abbia il suo. La vera bellezza è proprio quella di cercare il proprio sogno in modo diverso dagli altri, tenendo sempre ben presente che la felicità esiste, ma dobbiamo saperla cercare bene”.

Nel film “Gli ultimi saranno ultimi” ci viene tolta la maschera dal regista, facendoci apparire nudi e crudi in una realtà non facile. Chi sono per te i veri ultimi?
“Tutti quelli che abbiamo raccontato nel film: chi cerca costantemente un lavoro e non lo trova, chi si ritrova disoccupato per colpa di una raccomandazione andata a buon fine, chi è troppo scoraggiato dopo un licenziamento e non trova più la forza per andare avanti e poi ci sono quelli che sono in mezzo al mare su un barcone in attesa di trovare un Paese che li ospiti”.