E’ sicuramente uno degli interpreti più apprezzati dal pubblico e ha diviso la sua carriera tra cinema e teatro. Giorgio Marchesi piace perché fa trasparire una naturalezza nel suo modo di recitare che si avvicina moltissimo alle sfumature della vita di ognuno d noi. E’ l’ultimo arrivato in una della fiction più seguite e amate dal grande pubblico: “L’allieva”. Nella seconda stagione recita con Alessandra Mastronardi e il molto amato Lino Guanciale. Abbiamo parlato proprio con Marchesi di questo progetto.
Giorgio, ti stiamo vedendo come new entry nel cast de “L’allieva”, cosa ti ha spinto a dire di sì?
“Il mio personaggio era un po’ una scommessa, l’antagonista di una coppia molto amata dal pubblico. Ho detto sì perché è ci sono due attori che stimo davvero molto e questa mi sembrava l’occasione giusta per poter lavorare insieme a loro. C’è stata anche molta disponibilità dalla produzione, dalle regia e dal cast a costruire il mio personaggio, un valore aggiunto per non rifiutare”.
Vesti i panni del pm Sergio Einardi. Ci racconti un po’ di lui?
“E’ un pubblico ministero che si ritrova a collaborare con Claudio Conforti e con la dottoressa Allevi. Con CC si comprende che ha già avuto un passato e un trascorso un po’ burrascosi, non c’è per niente sintonia tra i due. Einardi è convinto che Alice abbia un vero e proprio talento e un grande entusiasmo; a volte è molto protettivo nei suoi confronti. La loro frequentazione sarà anche fuori dal lavoro”.
Hai fiducia nella giustizia?
“Ogni tanto tentano di farmela perdere, ma in linea di massima sì. Decidere della vita degli altri non è un compito molto facile e immediato, motivo per cui chi emana sentenze può accadere che faccia degli errori, ma questo non deve essere la regola. Vorrei che la giustizia fosse una garanzia per tutti, senza avere corsie preferenziali”.
In cosa assomigli a Sergio e in cosa invece sei diverso?
“Sono molte di più le differenze che non le somiglianze. Sento anche un po’ mio il fatto di fare un passo indietro per ascoltare gli altri; in questo siamo simili. Sergio è molto più garbato di quanto non lo sia io”.
Viviamo in anni non così semplici, ma secondo te il cuore può in un certo senso vincere o per lo meno avere una più che discreta importanza rispetto alla ragione?
“Quando si tratta di giustizia credo che sia molto difficile. Sarebbe sufficiente seguire le linee guida di quelle che sono le leggi e l’onestà intellettuale. Ragionare con il cuore in questi termini credo sia complicato; non so quanto le emozioni possano garantire una vera giustizia. Affrontando questo personaggio ho capito che ognuno di noi deve essere al servizio della giustizia. Un magistrato quando si accorge di perseguire la persona sbagliata è in grado di ammettere il proprio errore, evitando così la galera a quella persona o è disposto a tutto per alimentare la propria carriera?”.
Qual è il vero significato di un uomo in divisa? E il suo compito?
“Deve trovare i colpevoli dei crimini che altri hanno commesso, dando all’esterno la percezione della sicurezza. Non è possibile che una persona arrestata non possa mai più uscire dal carcere perché nel frattempo è morta; per casi come questo si crea un’enorme sfiducia nei confronti delle istituzioni e in questo momento è molto forte per molti di noi”.
Cosa spera arrivi ai telespettatori del suo personaggio?
“Spero che non arrivi solo il guastafeste di una coppia molto amata, ma un personaggio fiorentemente umano perché senza umanità non si va da nessuna parte”.
I tuoi prossimi progetti?
“Sto girando le terza stagione de “I Medici” e molto presto uscirà “L’Aquila Grandi Speranze” di Marco Risi a dieci anni da quella terribile tragedia che ha portato alla morte molte persone”.
GIULIA FARNETI